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      Lotta ben egli nella selva selvaggia, e qua e là la dirada di bei lumi di poesia; ma l'intricato laberinto lo affatica. Né le sottigliezze dialettiche, né gli enigmi delle allegorie gli dettavano Ugolino, o Francesca, o Beatrice, o Sordello, o quale piú vuoi di quei canti, onde il poema fu cosí popolare in Italia, e ammirato in Europa.
      Che diremo del Dante settario, riformatore della Chiesa, precursore di Novatori, e altrettali trovati de' giorni nostri? Sogni d'infermi, larve che il sole dilegua. Altri con piú di ragione vide nella Commedia una tremenda vendetta; e tal uomo, ch'io nomino qui con riverenza di discepolo, dubitò non forse abbia il poeta, con malizia pari all'ingegno, ordinata al reo fine la religione. Certo assai volte il verso gli viene a seconda dell'odio, che detta dentro. Ma l'odio può dirsi perciò la musa dell'Alighieri? O ha l'odio facoltà di poesia, e ricchezza, che basti alla tela di Dante? Altri ne giudichi. Che ne' piú bei luoghi del poema spirino pietà e amore, niuno ch'io sappia, ha fin qui negato; il che basta al caso nostro, né ora giova cercare più avanti.
      Noi abbiamo fra i tre scelto il Purgatorio, come quello che piú facile del Paradiso, e di colori piú dolci che l'Inferno, induce nei giovani amore della poesia dantesca, senza il mal vezzo di quell'ira posticcia che molti scambiano bonariamente pel genio di Dante. Il Purgatorio è canto di speranza e di amore; e forse non vi trovi immagine, che non tenga dal soggetto abito gentile. L'ira che talvolta vi tuona, da uno o due luoghi all'infuori, in cui l'amarezza dell'odio aspreggiato da ingiurie recenti trabocca, è voce di amore; e que' luoghi stessi , quando (come accade in quelle anime nutrite di fede) l'ira volge in pietà, o si abbandona nella eterna Giustizia, rendono suono di non piú udita poesia.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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