Il Mameli, quante volte trascriveva i suoi versi, altrettante soleva mutar qualche cosa. E in un dato momento può essergli piaciuto quel
Suona la tromba," che veramente, a guardarlo bene, è una notizia, il riconoscimento di un fatto avvenuto fuori della nostra espressa volontà, anzi che un appello concitato, come vorrebbe il momento psicologico, e il momento lirico insieme. Quel "Suona la tromba" ad ogni modo, è apparso nella edizione del 1850, e l'editore non ha potuto inventarselo. Ma non hanno potuto altrimenti inventarsi l'"All' armi, all'armi!" gli amici del Poeta che curarono in qualche modo o sovvennero di utili indicazioni la edizione Tortonese del 1859. Essi certamente avevano memoria dell'Inno, com'era stato primamente dettato, in un foglio, pur veduto da me. Ricorderò ancora che grazie a tali ricordi l'edizione Tortonese poté in un altro inno di Goffredo correggere egregiamente il militaresco e quasi burocratico "Dio si mette alla sua testa" nel biblico e piú evidente "Dio combatte alla sua testa" che già avevo rilevato io in un autografo del Poeta, meravigliandomi che nella edizione del 1850 fosse comparso quel prosaico "si mette."
Venendo ora alle altre varianti che accompagnano l'Inno Militare musicato, confesso candidamente che non oso attribuirle all'autore. C'è un'Italia alfin risorta, che nell'autunno del '48 poteva ben dirsi una notizia stravecchia per tutti, e piú per Goffredo, che l'aveva fatta desta e cinta dell'elmo di Scipio fino dal settembre del '47. Ci sono i forti che muoiono in orrida ritorta, per necessità di rima, sicuramente, ma in forma troppo singolare e sgraziata.
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