A questi appunti il Guerzoni premette: ".... arrivò che tutto era finito, e non gli restò che tornarsene dond'era venuto. Il taccuino ce lo dice laconicamente, " Ma il Guerzoni pubblicò nel 1874 la Vita di Nino Bixio. E nel 1875 il gen. Alfonso La Marmora, a Firenze e dall'istesso editore Barbèra, pubblicò il suo volume: "Un episodio del Risorgimento Italiano" dove a pag. 120 riferisce una lettera del Bixio, dalla quale apparisce che, appena sbarcato in Genova, questi avesse ancor modo di partecipare ai fatti militari di quegli ultimi giorni di resistenza della città sollevata. Ecco la lettera, che, diretta al comandante rivoluzionario d'un forte, era caduta in mano dell'ufficiale regio cui si era dianzi arreso volontariamente quell'altro:
Al Cittadino Comandante il Forte di San Giuliano
Il sottoscritto si reca a dovere istruire cotesto presidio del vicino arrivo del Corpo d'armata lombardo. È ora quistione di vita e d'onore il tener fermo cotesto forte che dovrà proteggere lo sbarco dell'armata, che, secondo tutte le probabilità, dovrà sbarcare alla Foce. Tanto basta per la intelligenza di chi comanda questo presidio.
Il sottoscritto è aiutante del generale Avezzana, ed è spedito in qualità di Commissario straordinario a quest'armata di fratelli. Egli adempirà il suo dovere - checché avvenga - nessuno riproverà mai d'esser morto, ma d'esser morto vilmente. Cosi la legione a cui appartiene avesse potuto divorare lo spazio che la sépara! - Garibaldi non avrebbe tardato ad ascoltare il cuore.
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