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      L'operazione, che riescí felicissima, venne eseguita dal prof. Baroni, che lo cloroformizzò, non sottomettendosi egli all'azione del cloroformio se non dopo assicurazione di chi scrive questi cenni, che il taglio sarebbesi fatto sotto il ginocchio; desiderio che non poté realizzarsi, avendo la cancrena superato il limite da esso indicato.
      Malgrado questa contrarietà, tutto procedeva regolarmente, ed una non lontana guarigione era, si può dire, assicurata; di modo che circa il 20 del mese di giugno egli scriveva alla propria madre in Genova che presto sarebbe stato in condizione di poter intraprendere il viaggio di ritorno in patria.
      Sventuratamente questa sua predizione andò delusa, ché per mala sorte entrato una mattina nella camera di lui, senza motivo alcuno, un prete già cattolico, poi evangelico, pel quale nutriva avversione, fu tale la violenza di dispetto che lo invase, intimandogli di uscire immediatamente, che la sera medesima, preso da ardentissima febbre, dichiarata di riassorbimento dal professor Baroni, questa, ribelle ad ogni rimedio, in brevi giorni lo condusse al sepolcro.
      Unitamente ad un suo servo, genovese, ch'egli soleva chiamare Pio Nono per la grande rassomiglianza con quel Papa, rimasi ad assisterlo, né lo abbandonai un istante in quegli estremi momenti, e nelle mie braccia spirò, la mattina del 6 luglio, circa le ore 5(192). L'ultima sua notte fu straziante per eccessivo delirio. Improvvisò continuamente versi sconnessi sulla Italiana indipendenza. Cosí finiva Goffredo Mameli, in uno spedale, ignorando però che da tre giorni lo straniero era entrato nella patria del suo pensiero, nella sua Roma invitta e immortale.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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