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Liberata Roma il 20 settembre 1870 dalla tirannide papale, la famiglia di lui mi fece scrivere dalla mia cugina contessa Elisa Roberti, Veneziana, pregandomi ad usare ogni mezzo per rintracciarne il cadavere, essendo loro desiderio trasportarlo a Genova, sua patria. Il lungo tempo decorso, la maggior parte del quale da me passato all'estero, mi rese un poco difficile la riescita delle mie ricerche, ché niuna memoria se n'era conservata in quello spedale de' Pellegrini. Solo un vecchio inserviente, da me riconosciuto, mi fece nascere il dubbio che i resti mortali dell'infelice amico fossero stati deposti nella vicina chiesa di Santa Maria in Monticelli.
Il documento che unisco ne prova la verità(193). Senonché, il parroco firmatario soggiunse che in progresso di tempo, per disposizione di un tal signor Filippani, il cadavere era stato trasportato dalla chiesa su indicata all'altra delle Stimmate in loco depositi. Anche in quest'ultima località continuarono le difficoltà, perchè, morto il Filippani, ch'era uno dei capi di quella chiesa, niuno dei superstiti ricordava ove quel deposito fosse stato collocato. Dopo varie ed inutili ricerche nella chiesa, si discese in un sotterraneo contiguo ad una piccola cappella, ove soglionsi celebrare gli uffici funebri nell'ottavario della Commemorazione dei Fedeli Defunti. E qui, al lume di varie candele, l'azzardo mi fece rimarcare sul pavimento una piccola pietra. Ritenendo che potesse essere un segnale, fu bene spazzata, e vi apparvero incise le due iniziali G. M. Rimossa dal posto, nel cavo interno si rinvenne una cassa mortuaria marcata delle suddette due lettere.
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