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      La vigilanza per parte degli amici, sicuri di pronta guarigione, erasi diminuita. Lo stesso Doria lo lasciava solo per qualche ora; e fu durante l'assenza di lui che il Padre Gavazzi, non sapendo l'antipatia che Mameli aveva per lui, desideroso di conoscere lo stato di salute di quel grande cittadino, entrò nella stanza del ferito. Questi (come poscia raccontò al Doria) alla sola vista di quell'uomo, intimatogli tosto di uscire, venne preso da convulso e da smania fortissima. L'apparecchio si spostò dal punto di applicazione, e nella notte susseguente s'impossessò di lui una febbre di assorbimento, che gli fu causa di morte. Durante l'agonia declamava versi sconnessi, ma tutti ispirati da quella forza di amor patrio, che anche nel suo letto di dolore non lo aveva mai abbandonato....
      Avvenuta la presa di Porta Pia, il Doria ricevette, da una signora, lettera da Genova (6 ottobre 1870) nella quale, a nome della famiglia veniva pregato di far ricerche del cadavere di Mameli. Le ricerche furono molte, perché già trascorsi quattro lustri. All'ospedale dei Pellegrini nessuno sapeva dove fosse stato inumato.... quando un vecchio infermiere, che riconobbe il Doria per averne ricevuto in regalo la poltrona che serviva al Doria di letto durante la degenza del Mameli all'ospedale, poté dare gli schiarimenti necessarii. Il cadavere, dalla chiesa di S. Maria di Monticelli, prima sepoltura del Mameli, era stato trasportato alla chiesa delle Stimmate, per disposizione di un notaio, anche incaricato della famiglia.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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