Il lato esteriore della ferita era rosso; i due terzi, interni sparsi di una sostanza plastica verdognola; l'odore non ancora di ottima natura. 27, ebbe sempre la sua febbriciattola, nessuna appetenza, qualche dolore al sacro e al moncone, un po' di esaltazione cerebrale per la minima circostanza. 28, 29; ebbe un accesso di febbre la mattina; la notte era stato inquieto assai; il moncone era piú disenfiato, non soffriva. Per un diverbio col padre Gavazzi era alteratissimo.
Aveva il dí innanzi ricevuto molte visite, di Mazzini, Saffi, Avezzana; aveva scritto a sua madre piú righe; sudava; il polso era vivace, ma largo, molle in confronto al calore della frequenza. Fu con Mazzini e Saffi, che disse scherzando:
essere egli ridotto alla minorità di Mameli, tanto aveva perduto colla coscia e col dimagramento; comprendere egli quindi l'impotenza e l'ira di ogni minorità" (a proposito delle cose francesi). Da questo dí cominciò una vera iliade di mali. Egli, prima indifferente alle bombe, alle cannonate, era da tre giorni inquieto, scosso dolorosamente da quei colpi. La febbre fu viva tutto il dí 29, il sudore copioso; la marcia però ancora buona; la sola testa era un po' minacciata; voleva di tutto, non prendeva niente; 30, si lamentò di dolore fisso all'inguine sinistro, senza che corrisponda al tatto; dolore che gli viene interpolatamente; io dubito di suppurazione alle ghiandole iliache e mesenteriche. Il ventre è un po' tumido; séguita la febbre; l'inquietudine massima; il sub-delirio sotto la febbre comincia; si mettono cataplasmi sull'inguine.
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