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      Non ricambiammo una parola; ma gli occhi nostri s'intesero, nell'affetto che ci legava da tanto tempo; egli proseguiva come in trionfo.
      Un'amputazione dolorosissima non poté serbare all'Italia quella vita che tanto prometteva di genio e di valore.
      Io non rividi piú l'amico del cuore.
      Lascio all'impareggiabile sua genitrice questo pegno di affettuosa reminiscenza.
     
      G. GARIBALDI
     
      MAMELI(201).
     
      Poeta e guerriero, a ventun anno, terminava a Roma una vita consacrata all'Italia, e sacra a chi lo conobbe.
      O borbonici, servi d'un tiranno! Mameli, quel giovinetto, sí bello, sí candido... era quel desso, che alla testa d'una brigata di giovani palpitanti per l'Italia, vi impauriva, vi sconfiggeva a Palestrina.
      Sí; quando, in rotta l'ala destra, voi tenevate alla sinistra, Mameli mi chiedeva di spingerlo a completare il trionfo, mostrando ad un tempo la saggezza d'un capitano, il bollore, lo slancio di valoroso soldato. Io dall'alto seguiva collo sguardo il giovine, ammirandone il sangue freddo ed il valore. Voi... fuggivate, mercenarii, carnefici dei cittadini.
      A Roma, ei mi chiedeva pure di permettergli.... nella sera dell'infausto 3 Giugno, quando i nostri, stanchi e decimati, sopraffatti dal numero, si slanciavano ancora, ma inutilmente, per ritogliere i Quattro Venti.... Io non rispondevo, distratto. Mameli spariva.... e mi tornava tra poco, ferito.... Io non lo vidi piú, da quel momento! Altri narreranno come terminò la preziosa vita.
      Mameli Goffredo era mio aiutante di campo; piú, amico mio.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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