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      I governi ponno provocare, bombardare, saccheggiare, e poi negare che provocarono, bombardarono, saccheggiarono: e che per ciò? Guai a loro! quando sono obbligati a tali spedienti, segno è certo che volgono in decadenza e si accostano a quei tempi che corsero vicini all'Impero Romano e al Bisantino, l'uno dai Barbari, l'altro dai Turchi distrutto; mentre che, snaturati e svergognati i popoli loro, pretendevano di aberrarli coi delirii e gli stravolgimenti di una perduta ragione di stato, e i traditori, i sofisti li consegnavano al nemico, quando piú non era per essi né la forza né la pubblica opinione.
      Torno a Goffredo, memoria ahi troppo piú cara di queste ignominie intestine. Allorché piú ferveva la resistenza contro gli aggressori, egli con Nino Bixio recavasi in Genova come rappresentante della Romana Repubblica, e serviva ancora ad inspirare qualche fiducia negli animi abbattuti. Sottoscritta la capitolazione ed occupata la città, tornavasi in Roma; e là prendeva parte a tutte le piú gloriose gesta che noi sappiamo, e per cui i presenti Romani nulla mai invidieranno agli antichi; popolo veramente immortale, né in alcun modo potuto corrompere dai vizi e dalla viltà del governo teocratico! Nominato aiutante di campo del generale Garibaldi, veniva in una sortita, che aveva egli vittoriosamente guidata contro i francesi, ferito da una palla di stuttzen nella sinistra gamba: la cancrena, che sulle prime lo minacciava, scompariva poco dopo: e già trovavasi in via di guarigione, quando quell'anima gagliarda, non piú reggendo a starsi inoperosa mentre i suoi fratelli disperatamente pugnavano per la italica libertà, fuggiva il letto di nascosto e tornava a combattere(207); laonde la non rimarginata piaga inasprendosi, chiudevasi improvvisa; sopraggiungeva la cancrena, ed era necessità di amputargli la gamba, a voler serbare la vita.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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