Pareva dovesse pur vivere; e qualche lampo di speranza porgeva un'apparente miglioramento: ma il corpo, sempre stato debole e infermo, non bastava al male; l'animo, ancora contristato da funesti presentimenti, non per sé, ma per la causa che difendeva, allontanava il progresso della guarigione. Alfine il giorno 6 del corrente luglio(208), secondo dopo quello dell'occupazione Francese, il generoso Goffredo andato in delirio, declamando alcuni suoi versi sull'Italia e la cacciata de' Barbari, esalava il fortissimo spirito in Dio. Moriva a quasi 22 anni.
Goffredo Mameli fu di bella e gentile persona, di statura mediocre, di carnagione bianca, di capigliatura traente in biondo, di occhi vivi ed imperiosi, di espressione dolce naturalmente, ma fiera e risoluta quando l'animo aveva volto a qualche cosa che volesse ad ogni patto operare. Fu figlio, fratello amoroso, sincero e generoso amico; il padre, la madre, i fratelli, le sorelle teneramente di leale amore amò, e fu da essi tenerissimamente corrisposto. Per gli amici non vi era affetto piú schietto del suo, né grave sacrificio che non fosse pronto di fare per essi. Cortese di modi, generoso di core, non invidia mai, né malvagità il sozzò: parlava bene anche dei nemici, di tutti con riguardo, con stima, con benevolenza. Giuseppe Mazzini idolatrò: appena egli apprese a conoscere questo nome onorato, che la piú turpe ed ingegnosa calunnia non riescí ancora in alcun modo a macchiare, subitamente di lui s'innamorò. Infatti, simili dell'anima, si strinsero tosto entrambi nella potenza dei concetti e nella dolcezza delle affezioni; e Goffredo fu amico non solo, ma singolare ammiratore di Mazzini, che della stessa generosa amicizia lo ricambiò. Mazzini pregiava in quel giovine l'altezza dell'intelletto, la precocia del giudizio, il candore dell'animo, la nobiltà del core; qualità rare, che dove insieme si congiungono in uomo costituiscono in terra ciò che noi appelliamo il genio.
| |
Francese Goffredo Italia Barbari Dio Mameli Mazzini Goffredo Mazzini
|