Goffredo ammirava in Mazzini l'eroica costanza dell'idea Italiana, la coscienza del martirio per farla prevalere, la grandezza della fede, la profondità della speranza, la purità del costume, la illibatezza della vita, la meravigliosa generosità del sentire, onde non solo non è a stupire se egli a lui si accostò e si ristrinse, ma neanche se quanti mai conobbero quest'uomo per ogni ragione sorprendente, malgrado la bassa malignità che lo persegue, abbiano sempre di lui serbata la piú viva memoria, per non dire la piú profonda venerazione.
Quanto valesse il Mameli in poesia, noi ne abbiamo irrefragabili prove da' suoi molti versi che ci rimangono: elevatezza dei pensieri, profondità di sentimenti, eleganza di stile, proprietà di dizione, sono i pregi che li fanno preziosi. Leggendoli, si accorge di leggieri ch'egli era ricco non solo di una cospicua vena di poesia, ma ornato.di una singolare coltura dei migliori classici greci, latini e italiani; ché quindi solo si trae il vero ed il bello, la pura lingua, i grandi pensieri, la vera libertà, non da cotali metodiche o pedagogiche nullità, che intorbidiscono le menti, avviliscono i buoni studi. Nello stile epigrafico egli ancora si esercitò, e quanto facilmente vi riuscisse ne fanno fede abbastanza le iscrizioni apposte nella chiesa di San Siro, ai funerali degli studenti di Pavia massacrati dagli Austriaci. La prosa trattò con succoso ed energico modo; la drammatica non tralasciò, poiché giovinetto di 17 anni, scelto il soggetto di Paolo da Novi, ne compose un dramma, che quasi per intero condusse a fine, e di cui rimangono alcune bellissime scene.
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