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      Rappresentò l'eroe con un piede posto sul funesto mortaio, tutto infiammato di santissimo sdegno nel volto, steso il braccio destro per iscagliare il ciottolo; contratto il sinistro e col pugno stretto che accenna l'ira diffusa per tutte le fibre, egli grida il suo grido che si ricorderà per tutti i secoli avvenire.
      L'opera distinta del nostro Cevasco accrebbe l'ardore dei cittadini. Quindi ne venne la gloriosa giornata dell'8 Settembre 1847(216), in cui per la prima volta s'inaugurò in Genova il Risorgimento Italiano. Ma gli animi erano rivolti al mortaio di Portoria, e da tutti ricordavasi come il governo dei nostri Padri avesse emesso voto di portarsi ogni anno il 10 Decembre alla chiesa di Nostra Signora in Oregina, a ringraziarla per la liberazione della città dagli Alemanni l'anno 1746. Una commissione di eletti cittadini concepí il disegno di rinnovare tale voto per il 10 dell'allora successivo Decembre, e processionalmente portarsi colà con generosa modestia. Il disegno venne accolto, ed alle 8 del mattino del detto giorno il popolo diviso in piú squadre, e ciascuna preceduta da distinta bandiera, si trovava radunata all'Acquasola(217), luogo di convegno. Ogni ceto di cittadini aveva il suo drappello; le donne, i fanciulli, gli avvocati, i causidici, i notai, i tipografi, le persone di commercio, quelle di marina, gli studenti dell'università, moltissimi ecclesiastici secolari e regolari, e facchini, e piú molti popolani, tutti si avviarono verso Oregina, passando per le Strade Nuove e Nuovissime(218). Colà giunti, dopo la benedizione del Santissimo in chiesa, e quella delle bandiere, mentre sfilavano nanti la chiesa, ritornarono passando per la villa dei signori Elena, e discendendo per Pian di Rocca, quindi piazza dell'Annunziata, strada del Caricamento, San Lorenzo e Giulia, pervennero in Portoria, ove la statua del Balilla posta in alto risvegliava idee religiose di Patria, e quivi sul memorabile marmo si emise solenne giuro per l'Indipendenza d'Italia.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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