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      Roma, libera da ogni potestà straniera, riconoscente ai suoi martiri, non poteva piú oltre tollerare che rimanesse nascosto ed ignorato il loco ove giaceva uno fra i piú illustri di quella venerata schiera.
      Genova, sua patria, la madre, i fratelli di Goffredo Mameli e i compagni suoi, che pochi mesi or sono ricordarono in lui ancora studente il nobile core e i fatidici lampi dell'intelletto, tutti con diverso amore ambivano di vedere onorata la tomba del giovane Bardo fra quelle sacrate ai loro illustri concittadini.
      Ma la famiglia dell'eroico patriota, nobilmente riconoscendo che la salma del martire della libertà appartiene al paese redento, concesse a Roma la soddisfazione di conservare quella del suo difensore; e il Municipio di Roma l'accoglie in custodia, finché l'Italia riconoscente non innalzi un Panteon degno della nazione ai benemeriti della patria.
     
      Romani,
     
      In questi giorni propiziati alla libertà onoriamo pubblicamente i caduti nelle gloriose imprese, cui successero tempi in cui era delitto il ricordarli, era impossibile il render loro altro omaggio, fuor quello intimo dell'animo, soffrente per la tirannide che ci opprimeva.
      Mostrino all'Italia i giovani Romani, che se ad essi, non ignari del nome, né ingrati alle opere di Goffredo Mameli, fu quasi ignorata finora la sua tomba, oggi, uniti nella riconoscenza e nell'affetto intorno alla sua salma coi cittadini testimoni di quell'epoca memoranda, sanno degnamente onorare colui, che, ispirato dalle glorie e dai dolori di questa terra, vate e soldato della risurrezione d'Italia, cantò versi immortali, e morí per essa


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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