I giornali della capitale pubblicarono nel Luglio del 1876 l'epigrafe che aveva dettata per quella occasione Achille Monti, chiaro letterato romano e nipote al grande poeta traduttor dell'Iliade. Non so che cosa facesse il Comune di Roma; l'epigrafe, ad ogni modo, merita d'esser qui riferita:
GOFFREDO. MAMELI DA GENOVAPOETA E SOLDATO
PER FRANCAR ROMA DALLO STRANIEROIL VI LUGLIO MDCCCXLIX
FRA LE MURA DI QUESTO OSPIZIOSPIRAVA A VENTIDUE ANNI
CONTENTO DI NON SOPRAVVIVEREALLA SERVITÙ DELLA PATRIA
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Degno ricordo marmoreo pose piú tardi il Comune di Roma a Goffredo Mameli; e fu il sepolcro di lui, inaugurato il 26 Luglio del 1891; monumento modesto per le sue proporzioni, nobile per l'arte che vi profuse lo scultore Campisi. A tutto rilievo dinanzi alla parete della tomba, vi è raffigurato il Poeta guerriero, disteso sul letto di morte; la bella testa alquanto rilevata sul guanciale, la mano sinistra raccolta sul petto, la destra pendente dall'orlo del basamento sulle prime pieghe di una grande bandiera, la cui asta sormontata dall'aquila romana gli giace da fianco, mentre gli ultimi lembi di essa bandiera risalgono ad involgere mezza la persona dell'estinto, lasciando scoperto il cinturino intorno ai fianchi, e l'imbusto, rivestito della camicia garibaldina. Sul basamento, e in quella parte che è lasciata scoperta dalle pieghe della bandiera, si legge incisa una data: VI LUGLIO MDCCCXLIX. Alle due estremità del monumento, quasi includendo il letto funebre, ma restandogli alquanto piú indietro, sorgono su basi sagomate due robusti pilastri, ornati a mezzo rilievo quello a sinistra del riguardante, e presso il capo dell'estinto, reca la lira greca e la spada romana, accompagnate da un ramo di palma; quello a destra, da' piedi del morto, reca il fascio romano sormontato dal pileo repubblicano, accompagnato d'un ramo di quercia, e caricato di due trombe militari in decusse, coi padiglioni all'ingiú. Manca il nome dell'estinto; e non pare che manchi, poiché sulla tavola di marmo che fa parete al monumento si leggono, felicemente foggiate ad epigrafe, queste parole tratte dallo scritto commemorativo che Giuseppe Mazzini premetteva alla prima edizione degli Scritti di Goffredo Mameli:
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