Pagina (389/446)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Bene possiamo piangerle noi, levando nel cielo della memoria uomini che ebbero nobilissimi l'intelletto ed il cuore, e l'uno e l'altro votarono con austero sacrificio alla patria. Benedette lacrime! Vorrei che fossero strali, e pungessero l'età nostra infiacchita.
      Giovani, il metro è malinconico. E come potrebbe essere altrimenti? Qui si esalta, ed esaltando si paragona. Ma si ama ancora. Onore a voi, al collegio dei vostri professori, ai buoni cittadini che v'hanno preceduti, negli studi a decoro, e nelle armi in difesa della patria, come Angelo Graffagni, di cui è bel dono a voi, e bel pensiero per Genova, il busto di Goffredo Mameli. Onore a voi tutti, che fate di questa Università un'Accademia greca, un santuario della nazione, dove i simulacri dei grandi s'accolgono a consesso, e morti ispirano i vivi. In nome di Goffredo io vi ringrazio, di veder qui Garibaldi; in nome di Goffredo io vi domando l'effigie di Giuseppe Mazzini. Non vecchio apparisca egli qui, né uomo maturo; qui almeno, qui meglio che altrove, vorrei vederlo giovine, come taluno rammenterà di averlo veduto in quest'aula; tu primo, o venerando maestro a tutti noi, maestro nella scienza del giure e nell'amore di libertà, o Cesare Cabella. Non so come il pensiero non sia ancor balenato alla mente di uno scultore: Mazzini giovine, che medita la nuova Italia, e n'ha il fantasma negli occhi. Perché, veramente, è dell'arte il saper cogliere nella vita degli uomini sommi questi momenti, questi motivi iniziali. Annibale fanciullo afferra un'aquila e la strozza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





Angelo Graffagni Genova Goffredo Mameli Università Accademia Goffredo Garibaldi Goffredo Giuseppe Mazzini Cesare Cabella Mazzini Italia