Al saggio va svelandoIo comprendeva amando;
Chè, come il fuoco è lucido,
È intelligenza amor.
Seguiva poscia un'altra variante, che ho pur lasciata da banda, perchè tra l'altro andava nell'ultimo verso contro l'esigenza della rima tronca, non corrispondendo con altra in fine dell'ode. Ed anche quella riferisco in nota:
Or le pensava, ed oraTenue in. balia dell'ôra
Ne divinai la traccia,
E anche talvolta il risoIn un femmineo viso,
Come nell'onda il raggioD'un fulmine passò.
(64) Porta la data del 10 maggio 1846.
(65) Senza data; tra gli autografi di Gofiredo si legge in un piccolo quaderno di sei paginette. Per la ispirazione mi par da ascriversi alla primavera del 1846, allorquando, accennandosi da molti, ed autorevoli, ai tempi maturi, poté parere opportuno al Poeta di ricordare che quei "tempi maturi" avevano avuti i lor profeti ed apostoli.
(66) L'edizione del 1850, certo per errore di lettura, e volendo trovare un senso pur che fosse, ci ha dato l'indovinello:
Noi patteggiammo il pianto,
Né l'opra si vantò.
(67) Quest' ode in cui si sente tutto l'ardore di una fantasia che trabocca, inseguendo il pensiero e non meditando la forma, tanto che non osserva nemmeno la regolarità della strofa, ben finisce per me a questo punto, dove l'ha giustamente condotta, pur leggendo male in piú luoghi, l'edizione del 1850. Il manoscritto ha nella sesta paginetta la giunta di una strofa, che, sebbene non condotta al giusto numero di versi, va qui riferita:
Ed a color che irridonoStriscianti nella polve,
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Porta Gofiredo Poeta
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