Stolti, perchč non sentonoL'ora che arcana volve,
Agli irrisor gridiamoPer l'avvenir pugniamo
Che i nostri figli avran;
Crediamo in quella fedeChe caccia un brando in man.
(68) Da un quaderno senza data. Esso contiene esercizi di versione dall'italiano al greco; poi questo componimento di primo getto, come dimostrano parecchi pentimenti e principii di strofe cancellati; finalmente il primo abbozzo del "Fratelli d'Italia" che, come si sa, appartiene al settembre del 1847. Il componimento qui riferito non porta titolo nel quaderno: probabilmente l'editore del 1850 ha avuto sott'occhio un altro esemplare, anch'esso di mano del Poeta. Giustamente, a parer mio, l'edizione Tortonese appone a questo componimento la data: "... 1847".
(69) In un foglio volante, tra i manoscritti, leggo questi quattro versi, che sono certamente il primo balenar dell'idea di quest'ode nella mente di Goffredo:
Fra gli oppressi, i dispersi fratelliSi diffuse una grande novella:
Han fruttato, dei morti gli avelli;
Su Cosenza č spuntata una stella.
(70) A questa strofa, nel nostro manoscritto segue quest'altra, che, sebbene non finita degli ultimi tre versi, e condannata da due tratti di penna, ci par bene di riferire:
E si strinsero ad una bandieraColorata col sangue dei Santi;
Ed č tinta in quel sangue ogni schiera....
Ah, gli uccisi dai regi fur tanti!
Ma il Signor guarda il sangue, e lo conta;
Coi cadaveri 1'ira s'ammonta;
E chi uccide, di ferro morrā.
(71) Quest'inno incompiuto, senza titolo (e chiedo venia dello averne apposto uno, ma con parole del Poeta) č scritto in un foglio separato, della carta e del sesto medesimo del quaderno senza data.
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