Furono pubblicate nella edizione del 1850, ma con una variante al quinto verso della prima, dove fu stampato "preparando altre esequie". Anche nell'autografo si legge "preparando", ma di mano dell'autore corretto in "meditando". E il "preparando", poi, ricomparve nella epigrafe, come fu trascritta sul basamento della colonna votiva in San Siro. Il primo verso della terza epigrafe è nell'autografo "l'albero della vittoria", ma certamente per trascorso di penna; l'alloro della vittoria fu scritto sul monumento anzidetto. Né tutte le epigrafi dettate da Goffredo furono ammesse dalla vigile autorità; l'ultima, poi, fu anche sostanzialmente mutata. Ecco nella loro forma testuale le quattro che furono apposte ai lati del monumento (una colonna sormontata da un'urna, ed eretta sopra una base quadrangolare, al cui piede era drappeggiata la bandiera tricolore); epigrafi che leggiamo riferite in uno scritto dallo studente Gabriele Montefinale intorno alla funebre cerimonia del 22 gennaio, stampato nella Gazzetta di Genova del 27:
AGLI STUDENTI DI PAVIAMARTIRI
DELLA FEDE ITALIANAGLI STUDENTI DI GENOVA
PREPARANDO ALTRE ESEQUIEI FIGLI DEGLI UOMINI
DEL 1746
SENTONOQUALI DOVERI
IMPORTIIL PENSARE AI LORO FRATELLI
CHE SEPPERO MORIREL'ALLORO DELLA VITTORIA
GERMOGLIAPRESSO LA PALMA DEL MARTIRIO
DIODALLA CENERE DE' FORTI
DESTALA FIAMMA DELL'ITALIA
Quanto ai fatti di Pavia, l'annunzio n'era venuto a Genova per una lettera della Concordia di Torino, riferita dai giornali genovesi del 15. Diceva la lettera che a Pavia la sera del 9 gennaio alcuni poliziotti in borghese fumando un sigaro, certo per provocazione, sotto i portici dell'Università, ne furono redarguiti da alcuni studenti: onde un alterco, e, per l'accorrere d'una mano di soldati, una zuffa durata due ore, in cui furono da dieci a dodici i feriti.
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