(168) Siamo nel gennaio del 1848, e certo nella seconda quindicina di quel mese, come appare dalle acclamazioni alla vittoria dei Siciliani. Il teatro a cui si accenna nello scritto è il Carlo Felice. Lo scritto, che occupa le due facce d'un mezzo foglio di carta da lettere, azzurrognolo e sottile, non par destinato a giornali, raccogliendo, come fa, notizie cittadine di tre giorni consecutivi. Penso che, come un altro da me collocato tra le lettere del Poeta, fosse la minuta di una lettera per Giuseppe Mazzini, col quale, fin dal principio del '47, se non forse dallo scorcio del '46, il Mameli si era "affratellato per lettere e unità di lavoro". Adopero qui la stessa frase del Mazzini.
Un'altra solenne dimostrazione di gioia nel teatro Carlo Felice fu fatta la sera del 9 febbraio, essendo giunto da Torino l'annunzio dello Statuto concesso dal re Carlo Alberto. Immenso il concorso; trofei sul palcoscenico, uno dei quali recava il motto: "La Costituzione è la più salda base del trono"; grida di viva il Re; canto dell'inno "Sorgete Italiani" intuonato da tutti gli astanti; annodamento di veli e di fazzoletti in catena per tutti gli ordini dei palchi; ecc. ecc.
(169) La lettera di Giuseppe Mazzini a Pio IX porta la data del giorno 8 settembre 1847: la traduzione francese e i commenti della Sand comparvero a Parigi sul Constitutionnel, il 7 febbraio 1848. Ed è del febbraio di quell'anno lo scritto di Goffredo Mameli, comparso su d'un giornale genovese; il Diario del Popolo, se non erro.
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