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      I locandieri, ad ognuno che chiedeva cibo, rispondevano rigidamente non averne; anzi d'accordo avevano spento i focolari. Per alloggio venne destinato un locale mal riparato, e molto ben fornito d'immondi insetti, che s'aggiravano su poca paglia trita e molto polverosa. Ognuno dei miseri Bersaglieri, coll'angoscia nell'anima, rifinito di stanchezza, di fame e di struggimento, non azzardava interrogar l'altro su questo solenne concerto di atrocità. Senonché, venne l'indomane, e tutti partirono, silenziosi, sconfortati, da quella terra che ogni umano senso abbrutisce, mormorando nel cuore una maledizione per l'uomo che disconosce la miseria dell'emigrato e la irride. Alcuni della colonna, percorrendo il golfo della Spezia per ammirarne la singolare bellezza, furono istrutti dai barcaiuoli che un prete anticipava già da tre giorni nel paesi per dove dovevano transitare i Bersaglieri, e gridava a tutti di tenersi ben guardati, ché quelli che avevano mossa la rivoluzione in Genova sarebbero per venire, non risparmiando il sacco a tutti i paesi, come avevano fatto in quella città, donde furono cacciati come malviventi, ladri e lazzaroni. Ciò non mosse ad ira nessuno, ché ferve nel core dell'Italiano una costanza a barriera invincibile d'ogni insulto e delazione.
      Giunsero a Sarzana; e là pure s'eran mosse le mene dell'infame gioco, a segno che il Battaglione Savona, destinato a partire di là il giorno prima, fu trattenuto pel timore che gli assassini Mantovani non manomettessero quella città, e ciò per ordine del Ministero piemontese.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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