Ritiratasi la madre in una sua villa a Voltri, andò egli a vivere presso di lei colla moglie (una marchesa Flores d'Arcais, d'Alghero); e di Voltri fu consigliere e sindaco, e per Voltri anche deputato al Parlamento Nazionale. Giovine, aveva dato il braccio alle guerre patrie; capitano nel 1860, combattendo al Volturno; poi tenente nell'Italia centrale sotto gli ordini del Fanti; con pari grado nel 1866 sotto gli ordini di Garibaldi e nel primo reggimento Volontarii, ferito a Montesuello, ricusò di abbandonare il campo, e meritò la medaglia al valore. Notevole il caso, che nel 1860 egli ebbe comune col fratello Goffredo nel 1849, di cominciar da capitano e proseguir da tenente. "Carriera inversa" diceva egli, sorridendo; e del resto, contento di fare il debito suo di buon cittadino in ogni occasione che gli si offrisse, non badava molto agli onori quando venivano a lui, né agli uffici quando non gli erano rinnovati, amante com'era del pensar di suo capo, libero da ogni ragione di partiti come da ogni concerto d'interessi; in ciò veramente filosofo. Di lui si è già detto che volle donati al Municipio di Genova tutti gli autografi e ogni altra carta e ricordo personale di Goffredo: volontà che, appena finita la stampa di questo volume, sarà tosto mandata ad effetto dagli amici suoi ed esecutori testamentarii avv. Claudio Carcassi e marchese Cesare Imperiale di Sant'Angelo. Il Municipio di Genova già possiede di Goffredo Mameli una spada, del 1848, in Lombardia, che fu dono del fratello Nicola; un'altra ne avrà dal fratello Giovan Battista, altro valoroso soldato delle patrie battaglie e virtuoso cittadino; e sarà quella del 1849, alla difesa di Roma, che era già stata di Giorgio Mameli nel 1825 all'attacco di Tripoli.
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