Così nel Cristianesimo vediamo che i Cattolici la pensano diversamente dai Luterani, i Calvinisti diversamente dagli Ortodossi; vediamo che in tutti i tempi ed in tutti i paesi dal suo seno si sprigionarono numerose eresie - e da ciò non ci sentiamo autorizzati a concludere che il Cristianesimo sia stato inutile o, peggio ancora, che non abbia avuto alcuna ragione di esistere. Non diversamente nella Storia, ove è impossibile trovare due storici che concordino nella valutazione degli avvenimenti umani, potremmo essere autorizzati ad affermare, per es., che la Rivoluzione Francese non può essere scoppiata sul serio perché il Thiers la pensa diversamente dal Michelet, il Taine dal Toqueville, il Carlyle dal Salvemini, e nemmeno potremmo affermare che essa non ebbe alcuna ripercussione (nella qual cosa è tutta la sua ragion d'essere). E passando al Diritto potremmo forse noi fondarci sulle diverse definizioni della proprietà, se essa sia legittima o illegittima e che cosa sia che la renda legittima, oppure sul concetto dei reati che varia non solo da epoca ad epoca, ma da giurista a giurista, per negarne l'esistenza? Così è pure dell'Arte quando noi pensiamo che nella rappresentazione di uno stesso soggetto non possano esservi due artisti che si esprimano negli stessi termini: che vi ha grande divario tra Dante e Virgilio, da cui pure il primo afferma di aver tolto lo bello stile che gli ha fatto onore: tra Prassitele e Scopa che respirarono l'aria dello stesso ambiente geografico e storico; tra l'Alfieri, il Goldoni e il Parini che risentirono le influenze del medesimo 1700; tra Mascagni e Puccini tra loro contemporanei e, se non andiamo errati, condiscepoli.
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