Ed infine, nei nostri piccoli problemi quotidiani, potremo dire che ci comportiamo tutti allo stesso modo o che non ci lasciamo piuttosto influenzare dalle nostre condizioni di spirito, dalla nostra educazione, per cui ben si può ricordare il vecchio, ma sempre nuovo, adagio tot capita tot sententiae?
Di fronte alla nostra modesta, ma chiara argomentazione non resta che fare due ipotesi: o la nostra è una pura e semplice chiamata di correo, tendente a travolgere nel processo e nella conseguente condanna tutte le branche del Sapere, oppure è stata una delusione quella dei nostri ipotetici contraddittori i quali speravano di trovare il cadavere della Filosofia per menar vanto di averla assassinata con una semplice asserzione; ma dietro a questo cadavere hanno dovuto scorgere un vero e proprio cimitero aperto dal loro stesso strale. Perché è stato da noi provato che nella Vita tutto è dibattito, tutto è polemica, tutto è discussione appunto perché è nella Vita, appunto cioè perché vive e vuol vivere, perché, se così non fosse una unanimità sì pericolosa tarperebbe e per sempre le ali al Progresso costringendola nella cerchia angusta di verità già date, ossia passivamente ricevute dal di fuori senza che il pensiero le elaborasse dal di dentro, per cui il pensiero stesso, sospendendo la propria attività che è la propria Vita, finirebbe coll'annientarsi.
Dunque - direbbero i giudici - il fatto c'è ma non costituisce reato, perché non può costituire reato il diritto a vivere ancorché la nostra vita sia inutile; ma ciò non basta per ottenere l'assoluzione completa della Filosofia, assoluzione che vogliamo sia, e lo sarà, un'apoteosi della medesima.
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