Dal che si desume che i nostri ipotetici contraddittori per negare la Filosofia han dovuto fare della Filosofia perché non v'ha negazione della Filosofia che non sia Filosofia ad un tempo.
A questo punto noi potremmo dirci soddisfatti; però, a costo di riuscire fastidiosi, vogliamo essere esaurienti ed eliminare tutte le possibili obbiezioni che ci si possano muovere, dicendo che la Filosofia può essere considerata sotto due aspetti, cioè come attività originale del pensiero che, come tale, costituisce il presupposto di tutti i sistemi, oppure nel suo ordinarsi in sistemi, cioè nel suo concretizzarsi nella Storia: ora noi non abbiamo dimostrato altro che non è possibile, basandosi sulla pretesa contraddittorietà della Filosofia, negar questa sotto il primo aspetto per cui resterebbe assodato che la Filosofia sia semplicemente attività del pensiero, ma astratta e disordinata. Ci proveremo a dimostrare ora che la Filosofia, appunto perché attività del pensiero, ha bisogno di concretizzarsi nella Storia, per modo che, una volta ammessa la sua ragion d'essere per cui non si può fare a meno di essa neppure per negarla, ne concluderemo la necessità che essa si organizzi in sistemi, cioè che essa non possa prescindere dai sistemi.
Ora l'asserzione che noi discutiamo e che abbiamo definito volgare non è in fondo che la traduzione in parole povere delle formule dello Scetticismo. Questa dottrina infatti, utilizzando ai suoi fini la critica che ogni pensatore moveva agli altri, affermando con Protagora che "l'uomo è misura di tutte lo cose, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono", e concludendo con Gorgia che "nulla esiste e che, quand'anche esistesse, non si potrebbe conoscere e, se pure si conoscesse, non si potrebbe comunicare ad altri" - asserisce che la conoscenza è relativa e toglie pertanto ad essa ogni valore assoluto.
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