E questo che noi veniamo dicendo viene confermato dalla crisi interna che travaglia l'attualismo e che allontana ogni giorno dal medesimo quelli che sono o furono i suoi pensatori originali, il Casotti, il Redanò, il Papafava, il Carlini, indirizzandoli per diverse vie.
In conclusione la contraddittorietà e l'astrattezza dei sistemi filosofici non è nel pensiero del singolo Filosofo nel quale la Filosofia si rende coerente e si concretizza storicamente, ma è nel sistema stesso considerato astrattamente, cioè astraendo dagli altri sistemi - e questo perché ogni sistema è filosofia, ma nessun sistema è la Filosofia, cioè tutta la Filosofia che è attività del pensiero, quindi Storia: cioè ogni sistema finché è pensiero che pensa è realtà (e fin qui conveniamo con l'attualismo), ma nessun sistema è tutta la realtà perché anche gli altri sistemi sono realtà - quando però da pensiero diventa pensato e cioè non si pensa più, ma si organizza in formule fisse alle quali si giura come in verba magistri, allora si contraddice, risolvendosi negli opposti perché in ogni sistema appaiono gli altri, ogni sistema si riduce agli altri o meglio si dissolve negli altri appunto perché i suoi Maestri, i suoi fondatori non sono - come dicemmo - dogmatici, scettici, critici ed idealisti, ma semplicemente filosofi, cioè pensatori originali.
Dunque appunto in questo può trovare l'unica giustificazione, l'unica spiegazione l'asserzione dei "vulgares" che attribuiscono alla filosofia una pretesa contraddittorietà, una cosiddetta astrattezza che noi abbiano confutato e crediamo sufficientemente: non nella Filosofia stessa, in quanto attività del pensiero che si concretizza storicamente, ordinandosi in sistemi, bensì nel sistema in sé già ordinato, nel pensato che il pensiero non pensa più. E questa giustificazione sono proprio i Filosofi militanti, gli astri cioè di seconda grandezza, che la offrono perché - essendo in ogni sistema un residuo di dogmatismo - essi, incapaci di creare o di sviluppare quelle che son le parti vitali del sistema, trovano assai più facile e più comodo fermarsi su questi residui, cioè sulle formule, o dogmatizzare tutta la dottrina di un pensatore originale; allora le opere di costui diventano un testo sacro, l'attività dei discepoli, anziché essere uno sviluppo di questa dottrina, si limita alla più semplice funzione di volgarizzazione degli scritti del Maestro; ed intorno a questi si costituisce una cosiddetta scuola filosofica con tutti i caratteri delle scuole esoteriche orientali, coi riti, con le formule, con le scomuniche, con la gerarchia nettamente delineata che va dal Maestro stesso ai primi discepoli, cui si affidano le cattedre di primaria importanza, ai discepoli minori che stanno a custodia negli Atenei di second'ordine, ai neofiti cui, previo giuramento di fedeltà in base ad un determinato rituale, viene finalmente assegnata la cattedra nel Liceo.
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