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      È necessario a questo punto ricapitolare le conclusioni cui siamo giunti, non per fissarle in formule e fermarci su di esse, ma per procedere oltre nella nostra esposizione. Se noi infatti siamo finora riusciti al nostro assunto, è chiaro: a) che la ragion d'essere della Filosofia trova la sua spiegazione nella identificazione della Filosofia stessa con l'Umanità e quindi col pensiero; b) che l'Umanità e quindi il Pensiero, per il fatto d'essere attività contante, sono Storia; c) che il Pensiero, per la sua coerenza e concretezza, non può svolgersi disordinatamente, caoticamente, ma ha un suo rigore logico consistente nel suo ordinarsi in sistemi, cioè nel suo concretizzarsi storicamente; d) che la successione dei sistemi ha un valore logico, ma non cronologico - come vorrebbe il Comte, male interpretando il Vico - essendo possibile anzi necessaria la coesistenza nel tempo ed anche nello stesso pensatore di diversi atteggiamenti del pensiero - anzi derivando l'originalità stessa del pensatore non già dal cristallizzarsi in un atteggiamento (ché in tal caso sarebbe un mediocre) ma dal modo in cui il pensiero accorda questi atteggiamenti diversi.
      Ora noi abbiamo presentato come atteggiamenti fondamentali del pensiero, cioè come principali sistemi filosofici, quattro momenti storici dell'attività del pensiero stesso: il dogmatico, lo scettico, il critico ed il conclusivo o idealista, facendo però le nostre riserve - su cui adesso è necessario insistere - sul significato classificazionista che potrebbe attribuirsi a questa pretesa distinzione e su queste riserve insistiamo sia per l'impossibilità di classificare degli uomini i quali, per il fatto che pensano, classificano e non possono essere classificati, sia perché - ripetiamo - è impossibile la non coesistenza nello stesso pensatore dei quattro momenti su cennati.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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