Tornando ora all'accusa di ateismo, di irreligiosità rivolta in tutti i tempi dai fedeli delle Religioni positive a tutti i filosofi, da Socrate a Bruno, al Gentile, essa non ha che il valore di un'opposizione tra Filosofia e Religione e pertanto può reggersi solo se e fintantoché si regga questa opposizione.
Ma, avendo noi provato che la Filosofia si identifica con l'Umanità e col Pensiero, l'antitesi tra Religione e Filosofia si risolve in un'antitesi fra Religione ed Umanità e Religione e Pensiero, cioè in un'antitesi assurda in quanto non potrebbe esser posta che dal pensiero in quanto pensa: in tal guisa infatti verrebbero a coesistere nel pensiero in quanto attività la Religione ed il Pensiero - considerati entrambi come pensato - e quindi l'antitesi si risolverebbe, sia pur negativamente, in un superamento della Religione e della Filosofia da parte del Pensiero. Ciò è quanto dire che l'accusa verrebbe ad essere più... atea della Filosofia stessa.
Ma antitesi fra Religione e Filosofia non può esservi, non solo storicamente, perché i più grandi religiosi furono contemporaneamente i più grandi filosofi e viceversa, ma neanche logicamente perché la Religione - sia guardata sotto il suo aspetto universale di sentimento religioso, sia sotto quello particolare dl religione positiva - non ha valore se noi la consideriamo indipendentemente dagli uomini che la professano, cioè indipendentemente dalla loro attività teoretica e pratica; cioè non ha valore se non la consideriamo concretizzata nella Storia, cioè ordinata nelle Religioni positive e la riduciamo in formule catechistiche ed in un culto esteriore che non trova rispondenza alcuna nel pensiero.
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