. Infatti ciò prova come la Religione Pagana, fin da quel tempo, si fosse risolta in un culto esteriore che tutti rispettavano per non urtare la suscettibilità di chi fingeva di credervi, ma al quale nessuno prestava più fede.
Cosicché, in conclusione, come non basta la ripetizione meccanica di alcune formule filosofiche - prodotto dell'altrui pensiero, cioè pensato - per essere filosofi o seguaci di un pensatore, così non basta l'accettazione puramente verbale dei dogmi - senza l'atto di assenso da parte del pensiero - né la pratica più scrupolosa del culto religioso con l'osservanza più rigorosa di preghiere, riti ed esorcismi, quando ciò non risponda ad un atto del pensiero, per essere seguaci di una religione positiva od anche semplicemente religiosi, ché anzi il più delle volte avviene il contrario, e quanto più ci si attacca alla lettera, cioè al dogma di una Religione positiva, tanto più si è lontani dallo spirito.
Avendo identificato la Religione con la Filosofia, essa dunque non può essere identificata da noi col dogma: la Religione, come la Filosofia, è Storia; il dogma è semplicemente un momento storico di una determinata Religione.
E ciò perché la Religione è, come dicemmo, l'atto con cui il pensiero limita se stesso in rapporto all'illimitato che è, al tempo stesso, trascendente ed immanente al pensiero - mentre i dogmi sono i prodotti storici, cioè momentanei, di questo atto limitativo.
Ora la Religione, essendo Storia, è eterna perché il pensiero tende sempre a superare se stesso, sempre si realizza e mai è realizzato: il pensiero dunque allargherà sempre i suoi limiti, ma non raggiungerà mai l'illimitato, ché in questo caso sarebbe periodo storico che può cominciare e finire, non Storia che non ha né principio né fine.
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