Ma, pur non reggendo al lume della logica, l'accusa di irreligiosità alla Filosofia, fondata naturalmente sulla pretesa antitesi tra Filosofia e Religione, l'accusa esiste e lo prova una lunga serie di elementi che va dalla condanna di Socrate per empietà, attraverso l'ostilità verso la Filosofia apertamente manifestata dai primi Padri della Chiesa latina, alle scomuniche di quelli che non la pensarono alla maniera ortodossa, al rogo di Bruno e di Huss, alle accuse di ateismo o simili che tuttavia si lanciano agli nomini di pensiero, cioè al pensiero in quanto avrebbe il torto di.... pensare. Ed è evidente che, se l'accusa esiste, deve esservi la ragiono che la giustifichi, ragione che se non è, né può essere nella Filosofia e nella Religione, per quel che abbiamo provato, sarà certo nella posizione mentale dei cosiddetti filosofi e dei cosiddetti religiosi in quanto uomini-empirici, cioè individui che nulla vedono e nulla vogliono vedere fuorché le proprie formule filosofiche o i dogmi ed i riti propri della credenza che dicono di seguire.
Dicevamo infatti a pag. 19 che, essendo in ogni sistema un residuo di dogmatismo, essi, (gli astri di seconda grandezza del Cielo filosofico) incapaci di creare a di sviluppare quelle che sono le parti vitali del sistema, trovano assai più facile e più comodo fermarsi su questi residui, cioè sulle formule, e dogmatizzare tutta la dottrina di un pensatore originale.
Ora, nel campo religioso, non avviene diversamente, poiché ad un certo punto dell'evoluzione storica di una determinata Religione positiva - e sarebbe precisamente il punto in cui questa Religione positiva, avendo espletata la sua funzione storica, si rivela incapace di ulteriore sviluppo e quindi di vitalità - i suoi sostenitori non hanno altro da fare che segnare il passo e prepararsi a dar l'alt.
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