Per spiegarci con un es.: in Dante, il poeta della fede e dell'entusiasmo, noi non possiamo non notare il dolore che si esprime nelle sue invettive contro Pisa ed anche contro l'Italia - e ciò perché egli, fortemente amando, doveva fortemente odiare allorché l'oggetto del suo amore se ne rivelava, almeno momentaneamente, indegno; e così il Leopardi piange sui destini della Patria o dell'Umanità in quanto ha presente una Patria ed un'Umanità diverse da quel che vede e delle quali non può non essere entusiasta.
L'epica è dunque satira nel senso che, magnificando l'Ideale della propria attività fantastica, impiccolisce in un meraviglioso contrasto tutto ciò che all'Ideale si oppone: e così pone di fronte Agamennone, re dei prodi, ed il vile e comico Tersite; Menelao e Paride che sfugge alla sua vista; Ulisse l'eroe della volontà umana, e Polifemo che, nella sua brutale potenza è incapace di stritolare l'ingegno umano, e così via.
Dunque l'Arte nasce appunto in questo contrasto tra l'entusiasmo ed il dolore, e l'opera d'Arte non si può concepire se non come prodotto di questi due elementi che, apparendo opposti, si integrano invece; ma il contrasto nell'Arte si esprime nella drammaticità. L'elemento drammatico nell'Arte è il momento critico nella Filosofia, perché, come l'attività critica del pensiero ha luogo allorché si tratta di superare l'antitesi tra dubbio e certezza e la supera affermando, come abbiam visto, che la certezza è il dubbio di ciò che non è, mentre il dubbio è la certezza dello stesso "ciò che non è" - parimenti il dramma ha luogo nell'attività fantastica allorché essa si trova davanti alla Antitesi dell'entusiasmo e del dolore e cerca questa antitesi di superare in una superiore sintesi, in una superiore armonia.
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