Nell'Arte greca, per esempio, sarà il contrasto fra la volontà umana ed il fato, in cui la prima rimane soccombente, ma questo contrasto si risolve nel dolore dell'artista per l'impotenza della umana volontà e nell'entusiasmo del medesimo per l'onnipotenza del fato cui tutti, anche Giove, allorché pesa nella bilancia i destini di Ettore e d'Achille, debbono inchinarsi. Lo vediamo nella tragedia sofoclea in cui non può non suscitare dolore il crudele destino che incombe su Edipo e su tutta la sua discendenza, mentre anche noi - che non crediamo alla trascendenza del destino - siamo presi da entusiasmo per questo fato che si compie pur contro la lotta spietata degli uomini.
Ed è infine, attraverso la drammaticità, che si arriva ad affermare una idea che è quella cui l'artista tende e cui ispira tutta la sua opera: e siamo al momento conclusivo, idealista.
Ma ben guardiamoli insieme questi momenti storici dell'attività fantastica se sono qualche cosa di diverso e di distinto, tali cioè da poter giustificare la distinzione dei vari generi letterari: abbiamo detto che l'entusiasmo ed il dolore, l'epica e la satira non possono considerarsi come due momenti distinti nello spazio e nel tempo, in quanto debbono necessariamente coesistere nello stesso artista purché sia un vero artista. E ciò perché entusiasmo e dolore sono i termini estremi della commozione, ed è necessario che questa commozione l'artista la senta tutta, cioè che essa sia immanente nell'artista; ma, appunto per questa immanenza nell'artista della commozione, cioè per l'immanenza dell'entusiasmo e del dolore, è anche immanente il contrasto fra questi due termini estremi, cioè il dramma che deve necessariamente avere una sua soluzione, una conclusione nell'affermazione di un'idea.
| |
Arte Giove Ettore Achille Edipo
|