In altri termini il problema consiste nell'assodare se la Scienza debba essere considerata come insieme organico di nozioni oppure come Storia; dal che deriva che, nel primo caso, la coerenza della Scienza consiste nella coerenza delle nozioni con se stesse e la concretezza nella concretezza dei suoi oggetti di studio; nel secondo caso, ripetiamo, la coerenza consiste invece nell'accordo fra le leggi enunciate dalla Scienza e l'esperienza attuale dell'Umanità come attività costante del pensiero e la concretezza nella concretezza di questa esperienza che, nello sforzo per il superamento delle contraddizioni fra i prodotti dell'attività scientifica tradotti in nozioni e la realtà che è Storia, concretizza, armonizzandola con la Vita, la Scienza stessa.
Non v'ha dubbio che il problema debba esser risolto nel secondo senso perché, ammettendo anche coi nostri ipotetici contraddittori che la ragion d'essere di una determinata cosa debba fondarsi su di un criterio di utilità, non crediamo utile né dal punto di vista teoretico, né da quello pratico che il principio d'Archimede sia per es., coerente con quello d'Avogadro o di Lavoisier, se esso non è per nulla coerente con l'esperienza attuale che può averlo superato.
Ammessa la storicità della Scienza, ci resta da vedere se essa sia diversa da quella della Filosofia oppure se sia la stessa storicità della Filosofia perché in funzione di essa.
La Scienza intanto, essendo Storia, non può più riguardarsi come un prodotto dell'esperienza, ché altrimenti sarebbe nozione, ma come l'esperienza stessa che è costante, a perciò attività; ma, intendiamoci bene su questo punto, l'esperienza non è né può essere la Natura - materialmente e quindi dogmaticamente intesa - che si rivela da sé al pensiero umano che come tale sarebbe qualche cosa di passivo e di inerte.
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