Dopo tutto quanto abbiam detto, il problema della Storia nella Filosofia contemporanea (ché l'espressione il problema della Storia nell'Idealismo moderno anche se adoperata da cosiddetti filosofi, é erronea, perché attribuisce un valore classificazionista e cronologico ai sistemi, ed è naturale che da siffatti filosofi militanti non possano poi uscire che quei candidati e magari quei vincitori che le relazioni pei concorsi a cattedre di filosofia nelle scuole medie lamentano) resta così spostato, perché non si tratta più di vedere se la Storia sia Arte o Scienza in quanto si è provato proprio il contrario e cioè che l'Arte e la Scienza sono Storia.
Ma, prima di concludere questo argomento, è necessario esaminare la posizione mentale di quei cosiddetti storici cattedratici i quali pretenderebbero dare alla Storia un indirizzo antifilosofico: essi infatti, ricorrendo alla etimologia della parola (historeo=narro), ritengono che il valore della narrazione non può che essere obbiettivo per cui la funzione dello storico deve limitarsi necessariamente ad assodare la verità obiettiva sullo svolgimento dei fatti mediante il cosiddetto metodo critico, prescindendo dall'atto del pensiero che quei fatti determina, ricostruisce e collega.
Intanto è bene tener presente che una siffatta concezione della Storia risponde esattamente all'atteggiamento positivista del pensiero in quanto il positivisrno nega l'esistenza di tutto ciò che trascende il fenomeno (nella Storia, in senso stretto parlando, i fenomeni sono i fatti, gli avvenimenti) e riduce la Filosofia ad una metodologia generale della Scienza: in altri termini una siffatta concezione della Storia è un trasportare dalla Filosofia alla Storia la confessione della incapacità della mente umana a trascendere i fenomeni.
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