E di fronte al variare delle manifestazioni, la Ginnastica permane in quanto forma fisica dell'attività umana - come abbiamo visto - cioè come pensiero, alle cui leggi non può neppure essa sottrarsi, come umanità perché è sempre l'uomo che la realizza nelle sue molteplici manifestazioni, come storia in quanto questa realizzazione è qualche cosa dl continuo, in una parola come "filosofia".(1)
Possiamo pertanto concludere come cominciammo coll'affermare che l'opposizione, presupposta dalle suddette correnti empiriche, fra Studio e Ginnastica, non regge sul terreno della razionalità, in quanto muove per necessità da una interpretazione falsa dello Studio considerandolo come obbiettività presupposta all'atto della ricerca da parte dell'attività del pensiero, anziché come la stessa attività del pensiero, e da una falsa interpretazione della Ginnastica che viene considerata come prodotto di una pretesa attività autonoma anziché come forma fisica dell'unica attività umana.
La Filosofia come autoformazione della personalità umana
Prima di riprendere il filo della nostra argomentazione, è necessario tornare brevemente sul carattere generale delle correnti empiriche di cui ci siamo occupati.
Le abbiamo incontrate in ogni campo di studio; nella Religione ove miravano alla forma religiosa determinata in cui l'attività religiosa del pensiero, tendente a limitar se stesso in relazione alla propria limitatezza, si concretizza, ma prescindevano da quest'attività medesima; nell'Arte che guardavano nelle sue forme determinate, prescindendo dall'attività fantastica del pensiero che le crea; nella Scienza che consideravano come sistemazione di scoperte ed invenzioni già date, astraendo dalla forma scientifica dell'attività del pensiero che scopre ed inventa ed infine sistema; nella Storia ove l'attività umana si dissolveva nei dati cosiddetti obbiettivi; nel Diritto ove la coscienza giuridica spariva dinanzi alla norma giuridica del Diritto positivo; nell'Economia in cui la forma economica dell'attività umana si risolveva nelle sue leggi che venivan poi considerate come trascendenti rispetto all'attività stessa; nella Ginnastica ove si prescindeva completamente dall'attività fisica come forma derivata dell'unica attività del pensiero e si consideravano le manifestazioni ginniche concrete come estranee a quell'attività che le aveva concretizzate.
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