Ai filosofi ufficiali, ripetiamo, è sempre mancato il coraggio di una impostazione così radicale e così efficace del problema.
Ma, prima di concludere, veniamo ad un'ultima questione: la indiscutibile complessità del problema della educazione ha dovuto senza dubbio atterrire i trattatisti che hanno pensato a distinguere in esso un'educazione fisica, un'educazione intellettuale, un'educazione morale, un'educazione artistica, un'educazione scientifica, una educazione politica, un'educazione religiosa e così via, nella illusione di trovare una semplificazione nei distinti.
Ma, essendo l'educazione - per quel che abbiamo detto - attività del pensiero è ovvio che non possa neanche in questo caso parlarsi di educazioni distinte, bensì e semplicemente di forme distinte dell'unica educazione umana. Questa si concretizza in quanto originarietà, in quelle forme, non già nel senso della successione temporale e spaziale, ma in quello della coesistenza delle forme stesse perché una forma di educazione sarebbe assolutamente impossibile se dovesse astrarsi dalle altre derivate e da quella originaria. L'uomo non è diverso dalla sua personalità fisica, dalla sua cultura, dai suoi sentimenti; dalla sua attività fantastica, dalle sue conoscenze scientifiche, dalla sua nazionalità, dalle sue credenze religiose, perché sono tutti questi elementi che lo fanno "uomo" prima ancora di farlo artista o scienziato, uomo di stato od atleta..
Il problema dell'educazione è - ci pare di averlo più che esaurientemente dimostrato - problema di autoformazione della personalità umana.
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