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      Tra le pubbliche Accademie, e studi nostri, per cui rifulgono in Firenze le buone arti, e le scienze più, sode, uno certamente si è, per la vigilanza di chi laudevolmente vi presiede, il Seminario arcivescovale; a cui nell'educazione pia, e saggia della gioventù da dedicarsi al servigio di Dio nel ministero ecclesiastico (mediante la copia, e scelta dei professori, che, quali providi cultori vi si conducono) nulla sembrava mancare, fuorichè lo studio, e la lettura della patria lingua, tanto da aversi in considerazione, quant'essa in ogni ben disciplinato animo è necessaria. Anzi si reputa, che se in ogni altro fia necessaria, viemaggiormente lo è nelle persone di chiesa; imperciocchè elleno dovendo intendere ed aprire altissime verità al nostro debole discernimento di gran lunga superiori, ove talvolta in misterioso, e figurato parlare i sentimenti delle Divine Carte sono adombrati, per ispiegarli, e renderli percettibili a i meno intendenti, di forte pratica, e di maneggio esquisito di questo idioma hanno d'uopo; senza il quale da una tal caligine, e in certo modo cecità, viverebbero offuscate, da cui ed esse, ed altri proverebbero di necessità nocumento, comechè elleno guida sieno de' secolari. Quindi Iacopo Passavanti avvertì che a chi si fa in alcuna maniera esponitore delle Divine misteriose parole, è di mestieri essere nel parlar volgare esercitato. Abbiamo dall'istorico Livio, che gli antichi fanciulli Romani, a costo d'eccessiva fatica, l'antichissima, e di lungo tempo spenta lingua Etrusca apparavano, poichè ne' libri di quella le principali bisogne delle sacre religiose funzioni loro si conteneano.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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