Lo dicano i Bembi, gli Ariosti, i Tassi, i Cari, i Castiglioni, i Chiabreri, quanto lor costarono per questo verso i maestri; se non che benedicono tuttora la cura che in ciò si presero, poichè l'opere loro, dopo quelle de' tre primi padri del toscano idioma, per lo pregio di esso sono, e saranno eterne; ed eglino nel medesimo i gloriosi Antesignani saranno mai sempre stimati. Quegli poi, cui dai domestici o pubblici impieghi di trasferirsi qua non è permesso, si studia a tutta possa d'appararla da' libri, e si tien fortunato d'avere con questo idioma familiarità e amicizia, e ad esso non di rado, non già al suo nativo, per cui tutta la facilità e il comodo si trova avere, i parti più amati del proprio ingegno raccomanda. Chi è di fuori quell'oratore, chi è quel posta, chi quello scienziato uomo, che fin nella patria sua propria, di usare la dottissima lingua nostra non si sforzi? divenuta in oggi più che mai l'idioma delle corti più auguste, delle scienze più sublimi, della religione stessa, attesochè per essa la divina parola, semenza santissima, si va spargendo; onde avviene che questo linguaggio, sempre più glorioso sopra gli altri, si vede per ogni dove abbracciato, studiato, stimato e celebrato come uno de' più belli e scelti pregi di questa patria. Che se alla città d'Atene toccò il vanto di professarvisi l'Attico idioma, il più accetto e il migliore; in sì fatta guisa la nostra Firenze ha voluto il gran Facitore privilegiare, con arricchirla del più puro, e scelto e perfetto idioma toscano.
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