Parrebbe, che questa istessa appellazione venuto fosse ad accennare messer Francesco da Barberino ne' suoi Documenti d'Amore, così in enimma cantando:
L'erbette son tre lettere, che stannoIn quel, ch'è poco danno,
Se gli vien l'Emme per esser la quarta:
sopra il qual luogo Federigo Ubaldini lasciò scritto: L'erbette son tre lettere, cioè ER, BE, TE. Ma chi non vede che qui si tratta di cose de' tempi della nascente lingua toscana, la quale conservava molto ancor del latino? quando non si aggiugnesse di più l'essere stato tacciato il Barberino da uomini sensati di aver mischiato molte voci forestiere, come quegli che in Provenza, e in altri luoghi di Francia, ne' tempi ch'ei componeva, più anni dimorò. E ben questo passo, ove segna le tre mentovate lettere, parve che lo imitasse egli da un Provenzale, cioè da Elia Cadenetto, dicente:
Tres letras de l'Abece
Aprendez plus non deman, ec.
E di vero, che l'uso d'Arezzo, patria del Redi, stato sia sempre di pronunziare BE, DE, io non son lontano a crederlo; ed una riprova se ne avrebbe, se non fosse troppo antica, in quel che il famoso Guido Aretino monaco inventò, cioè, e il nome delle note musicali, e come alcuni credono, di quei tuoni, che le lettere prime dell'alfabeto esprimono, quali sono A la mi re, Be fa be mi, Ce sol fa ut, De la sol re. Ma nulla facendo al caso nostro le autorità, e forestiere e antiquate, il parer del Salviati e del Buommattei sembra da attendersi a chius'occhi, favorendolo massime quegli esempli che ed eglino e noi abbiam trovati.
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