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      ma persona del singolare, e in Sono seconda del plurale; mentre ciascun de' combattenti per la varia propria pronunzia, dagli altri pensa dir meglio, e credono tutti d'avere le scritture, e gli autori dalla loro; lo che non regge fra mano; poichè se alcuna cosa vi fosse, che servisse di regola, sarebbe la rima certamente, ma questa, siccome è chiaro, non assiste. Gran cosa invero sembra quella che vien raccontata, dell'essersi trovati a tempo di Santo Agostino alcuni grammatici latini di così buon orecchio, non so s'io dica, o di sì perfetta pronunzia, che nel profferire parole di due sillabe sapevano far lunga, e breve la prima, secondo il senso; talchè pronunziando More, ablativo caso di Mos, Moris, distinguevanne la prima sillaba dalla prima di Moræ, genitivo di Mora. Mi maraviglio altresì di Gio. Giorgio Trissino, che facesse differenza dalla pronunzia dell'O di Tosco per Toscano, a quella dell'O di Tosco per veleno, imperciocchè presso di noi è tutt'una. Ma dalla pronunzia alla scrittura tornando, difficil cosa sarà che un di noi, non ben pratico, intender sappia in iscritto la descrizione, per ragion d'esemplo, del Cotognato. che si direbbe Confettura di mele cotogne, con mele e zucchero. Ed entrando più addentro ad osservare gli sconcerti, che nella scrittura avvenir posson per tal differenza di suono nelle due divisate lettere E ed O, due ne pone in veduta il Salviati in questa giusa: Domandandosi per iscrittura: Che fa a questi tempi il Signore? e per iscrittura altresì rispondendosi, legge; non intendiamo dallo scritto se nel far leggi, o nella lettura di qualche libro egli sia occupato.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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