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      con animo, fossero ricevuti, o no, di dare nulla più che un modello, su cui potessimo ovviare acconciamente agli sconcerti, senza che si dovesse aggiugner carattere; che è ciò che fino allora si era veduto aborrire. Tanto andò poscia in una dottissima lezione proponendo ai savissimi Accademici della Crusca. Narra egli, che amico suo, di patria Volterrano, pensato avea di oprare in simil guisa; e questo era coll'usare l'E maiuscola ovunque andasse l'E aperta, e all'O aperto aggiugnere un punto nel mezzo; ricordandosi per avventura l'amico di ciò che sembrava a Vincenzio Buonanni di avere osservato negli antichi testi toscani, cioè a dire, che gli scrittori di essi, per distinguer dall'E larga l'E stretta, vi segnassero sotto un punto. Nel che, mi si creda, colse non picciol fallo il Buonanni, prendendo tali punti per segno di simil distinzione, quando venivan qualche volta apposti da' copisti della migliore età per correggere il trascorso di loro mano, contrassegnando con tal punto qualunque lettera, che, come superflua, di cacciar via intendevano; che è quello appunto che i Latini dicono expungere; e ciò usavan principalmente nel cancellar dal ruolo alcun nome col punteggiarlo all'intorno. Ma, per ripigliare il ragionamento, evvi Placido Spadafora, palermitano, che ha dato in luce con bella impresa, come una volgar prosodia coi suoi accenti, e distinzioni di suoni, ma non sono per tutto sicuri, come è stato osservato, nè rappresentano sempre la legittima toscana pronunzia.
      Fu, si può dire, fortuna che con felice riuscita si ponessero in pratica ambedue i caratteri dell'V vocale, e del consonante, per distinguer nel volgare questi fra loro; ma questa istessa sorte ebbe principio dall'accorgimento avveduto di chi introdusseli, poichè non inventò egli un carattere nuovo, ma si servì dell'V aperto, e dell'U tondeggiante, il quale si trova benissimo anch'esso nelle lapide romane; laddove l'altro carattere, che l'I consonante dal vocale divide, e serve a segnare l'I doppio, cioè quello che J lungo si appella, come trovato, si dice, dal Trissino modernamente, e da Daniello Bartoli posto in uso, non è ricevuto da per tutto.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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