Ma serva, per tutto ciò che si potesse dire, l'autorità de' dottissimi deputati alla correzione del Decamerone, che così lasciarono scritto: Questa et, con la quale per lo più segnavano la particella, che lega insieme il parlare, a' nostri antichi valea E semplice, e così la pronunziavano. Tale fu altresì l'asserto del dottissimo Anton Maria Salvini, che in una lettera all'abate Gio. Batista Casotti, spettante all'ortografia di Monsig. della Casa, così scrive: Io per me credo che lo scrivere distesamente et alla latina, anche seguendone consonante, come usò nei tempi di Monsig. della Casa comunemente, e fu dal medesimo politissimo scrittore praticato, nascesse peravventura dal voler porre distinzione dall'E copula, all'E verbo; essendo per altro evidente dalla testimonianza viva della nostra lingua, che il T dell'ET innanzi a consonante non si pronunzia.
Di gran parte degli elementi non vi è cosa da dire, che ai Latini insieme non appartenga; onde si allevia il rincrescimento di chi mi ascolta. Tuttavolta tacer non si vuole dell'H, nel greco alfabeto mancante, comecchè i Greci sopra le lettere la segnano, e presso i Toscani mezzo carattere è appellata, ch'egli non è altrimenti vero che non la possiamo noi Italiani aspiratamente pronunziare, volendo, a nostro piacere, come lo Scioppio asserisce; ma s'inganna egli forse dal vedere che alcune H noi le cangiamo in V consonante, qualmente avviene in Giovanni, da Johannes; del qual cangiamento danno manifesto indizio alcune carte, e lapide, e bronzi de' tempi bassi, che leggono Jovannes; e che altre le trasmutiamo in U, o consonante, o pur vocale, siccome in Uomo, che i popoli d'alcune contrade di Lombardia, spezialmente i Bresciani, ho uditi io pronunziar Vomo.
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