Mal per noi però, se dovessimo essere in questo affare da' forestieri giudicati, da quelli specialmente, che o appassionati, o men che pratichi sono. E ben di questi ultimi ricorda Carlo Dati, che fu il cavalier Marini, il quale, leggendo quella tragedia del nostro Rinuccini, che è intitolata l'Arianna, giunto a quei versi:
Se tu sapessi, oimè! come s'affannaLa povera Arianna,
interrogò ansioso l'autore, a qual fine in vece di Povera, non avesse anzi detto Misera, che a lui più nobile sembrava. Al che rispose il Rinuccini: Perdonatemi, signor cavaliere, voi mi fate questa domanda perchè siete forestiere. Sappiate che presso di noi è molto più affettuosa, compassionevole, e propria la voce Povera, che Misera; e in questo luogo vale non povera di ricchezze, ma priva d'ogni contento, ed usasi in cotal significato per compatir chi che sia ne' suoi travagli, e non per dichiararlo mendico. E sebbene altri pur de' nostri dissero Misero, non fu però con tanta espressione. Anche Gabriello Chiabrera, considerando le maniere tenute dalla nostra lingua in formare i suoi tanti, e sì diversi diminutivi, secondo che alcuno va opinando, credè che da Colomba fosse benissimo derivato Colombella, e sì il pose in opra in una sua Canzone in lode della Beatissima Vergine, laonde fu poi avvertito dall'eruditissimo Gio. Batista Strozzi, che Colombella non era lo stesso che Colombina, bensì, che, essendo una spezie di colomba salvatica, in una poesia sì nobile faceva al suo orecchio non buon sentire.
Ma, per tornare alla nostra divisata abbondevolezza, vi ha ancor taluno che tiene che, siccome abbondiamo ne' sustantivi, così scarsi siamo negli aggettivi, e che degli uni e degli altri, rispetto ad altre lingue, fatto scandaglio, il conto batta; ma chi così crede è in errore.
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