LEZIONE QUARTA.
Parimente del Nome.
CHE bello, ed util pregio sia della favella toscana l'abbondevolezza e la copia, nella passata Lezione si vide manifestamente, ragionandosi del Nome; e che un'altra singolar prerogativa essa favella possegga di facilità e brevità, il vedrem questa sera, del Nome stesso mostrando a parte a parte le passioni, o sien gli accidenti. Prima però d'ogni altra cosa conviene, per mio avviso, fermarsi sulle varie terminazioni de' nomi, non sì varie però come quelle, de' Latini; e rendere primiera in quella guisa quella parte che altri o fanno l'ultima, od ommettono totalmente: i quali nomi presso i Toscani, o masculini sono, o femminini, poco avendo noi di genere neutro, quantunque si possa assegnare il nome comune, e il promiscuo, avuti ancor da' Latini, siccome dipoi diremo.
Nel modo adunque, che i masculini per lo più nel singolar numero finiscono in O ed in E, a riserva d'alcuni, in A ed in I; così regola prima sia, che tutti i mascolini in qualsivoglia modo nel singolare terminanti, finiscano nel numero del più in I, a riserva d'alquanti di plurale doppio ed incostante, che per lo più si ristringono agli appresso:
Aghi e Agora,
Anelli e Anella,
Borghi e Borgora,
Bracci e Braccia,
Calcagni e Calcagna,
Campi e Campora, rimaso per nome proprio d'una contrada fuori della nostra Porta Romana.
Canti e Cantora,
Capi e Capita nel Boezio antico,
Carri e Carra,
Castelli e Castella,
Cigli e Ciglia,
Cogni e Cogna,
Coltelli e Coltella,
Comandamenti e Comandamenta,
Corni e Corna,
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