Nè occorre andar ghiribizzando col cervello a rintracciar di ciò la cagione, ed esaminare, se veramente i Latini del secol d'oro avessero in uso un nome femminile a spiegar quel che ora diremmo Facitrice; ma conviene acquietarsi, ponendosi davanti agli occhi gli esempli de' classici infra i nostri, quali sono, per citarne due, il Boccaccio, e fra Guittone, che Guerriero e Vincitore le donne loro addimandarono. E ciò sia detto solo perchè si possano francamente intendere da noi le antiche nostre scritture, nulla facendo queste osservazioni al moderno parlare.
A questo appartiene bensì il trarre del capo ad alcuni quel dubbio, se si possa regolatamente dire una libbra e mezzo, in vece di una libbra e mezza, perciò fermamente con gli esempli alla mano de' due Villani si risponde che sì perchè quel mezzo si reputa sustantivo, e vale il mezzo o la metà d'una libbra, d'un'ora, e sì fatti. Non così del dirsi un poca d'acqua, poichè il poca non può accordarsi con acqua, nè per sostantivo dee avere sì fatta terminazione.
Segue ora il dire, che di genere comune sono alcuni sustantivi, siccomeLo Arbore, e la Arbore,
Lo Epigramma, e la Epigramma,
Il Fine, e la Fine,
Il Fonte, e la Fonte,
Il Fune, e la Fune,
Il Genesi, e la Genesi,
Lo Ordine, e la Ordine,
Lo Scisma, e la Scisma,
Il Serpe, e la Serpe,
Il Tema, e la Tema,
E l'Elce per la Elce usò il Redi in una sua Canzone MS., ma fatta in gioventù, pria che l'idioma bellissimo nostro professasse.
Il Dimane, e la Dimane, valendo però quest'ultimo il principio del giorno, di cui esempli si hanno in Dante, in Matteo Villani, e nel Davanzati.
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