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      Dimostrativi si veggiono essere Io, Tu, Questi, Quegli, e sì fatti, che la cosa che si accenna van dimostrando.
      I relativi sono Egli, Ella, Quale, e simili, riferenti la cosa di che si tratta.
      I possessivi, detti così dall'accennare possedimento, sono Mio, Tuo, Suo, Nostro, Vostro, ed Altrui.
      Hanno i pronomi presso di noi Toscani per comitiva dodici particelle di una sillaba sola, che, stando disperse in forza di pronomi, in vece di quelli servono nel discorso; e ciò sono Il e Lo, per Lui, La per Lei, Gli, e Li per Loro accusativo, e per A lui, Le per Esse, e A lei, Ne per Noi alcuna volta, benchè particella riempitiva, e per A noi, Mi per Me, e A me, Ti per Te, e A te, Si per Sè, e A sè, Ci per Noi, e A noi, Vi per Voi, e A voi, la cui forza, o di accusativo o di dativo che abbia a essere, si conosce dalla qualità del verbo, a cui s'accostano.
      Avendo poi il pronome infra noi gli accidenti stessi del nome, salvo il genere che è più dovizioso, comechè egli comprende il neutro liberamente, ne segue che in breve da questi ci disbrighiamo, purchè non si trascurino alcune particolari regole importantissime a sapersi.
      L'una delle quali sul bel principio sarà, che Egli ed Ella sono per lo più del caso retto; e Lui, e Lei sempremai degli obliqui. E dico per lo più, imperciocchè ben mi ricorda, che almeno i poeti, eziandio negli obliqui costumarono di valersene. E gli esempli di Dante, e del Petrarca son chiari. Del primo nell'Inf. 3:
      Voci alte, e fioche e suon di man con elle.
      E nel 29:
      Lo tuo pensier da qui innanzi sovr'ello,


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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