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      Ma perchè ognuno di noi possa in questo fatto discernere il vero, uopo è di nuovo portare in mezzo l'esempio, corredato di tutto il contesto:
      Pien di quella ineffabile dolcezza,
      Che del bel viso trassen gli occhi, mieiNel dì, che volentier chiusi gli avrei
      Per non mirar giammai minor bellezza,
      Lassai quel ch'io più bramo, ed ho sì avvezzaLa mente a contemplar sola costei,
      Ch'altro non vede; e ciò che non è lei,
      Già per antica usanza odia e disprezza.
      Osserva, chi le proprietà della lingua nostra dirittamente esamina, che la particella Come ha facoltà di mandare talvolta all'accusativo quel che per altro sarebbe nominativo; qualmente farebbe in dicendo Non vi ha un come lui. Negli antichi autori non già; testimonio un esempio fra' molti dell'antichissima Vita di santa Margherita in versi, che dice,
      Se tu vuoli far siccome io.
      Ma nell'esempio addotto del Petrarca la regola del Come non ha luogo nessuno. Più accorto consiglio era peravventura di soddisfarsi su' testi migliori, e non farla al modo di alcuni comentatori, che in vece di appianare le difficoltà, le superano con passarvi sopra; onde avviene che chi legge poco grado ne sappia loro. Tra le cose ch'era uopo fare, per mio avviso, la primiera forse era, che questi spositori, o, di tanti, alcun di loro, anzi di ricorrere a' ripieghi d'ingegno, che, ove si tratta di fatti, non ha luogo, dilucidassero bene se il passo della difficoltà è uniforme in tutte le stampe. Onde io stimo al più alto segno che far si possa, un moderno illustratore delle Orazioni di Marco Tullio, che dal riscontro de' luoghi su' testi più antichi di quello autore al suo bel disegno ha dato principio.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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