In questa guisa parimente io osservo fognato un IN in un buon manoscritto delle Favole di Esopo in antico volgarizzate; ed un IN similmente in un luogo delle Prediche di fra Giordano. Un IN altresė in un luogo delle Epistole di Marco Tullio ad Attico osserva Pier Vettori celebratissimo, essere stato omesso nelle impressioni di esse, che le hanno i testi anteriori scritti a mano. In seguito di che infiniti altri esempi, se vi fosse tempo, potrei ora annoverare.
Che diremmo poi se si attribuisse alla ignoranza insieme, e alla saccenteria sė frequente di alcuni copisti, di cui in tutti i secoli vi č stato da lagnarsi ben molto; facendo-vedere Marco Tullio, che al tempo suo i libri de' Latini erano cosė malconci dagli errori de' trascrittori, ch'egli stesso non sapeva da che parte si fare ad emendarli? E il dottissimo Du-Cange afferma che i copisti ben sovente scrivono, non quod inveniunt, sed quod intelligunt, et dum alienos errores emendare nituntur, ostendunt suos. Tale č la condizione di alcuni trascrittori, al dire di Pier Vettori mentovato, che č impossibile che non facciano errori, ed errori ben grandi, imperciocchč non intendono nč poco, nč punto quel che eglino medesimi vanno trascrivendo. Ed ecco, s'io non m'inganno, dimostrato con qualche sorta di chiarezza, come era impossibile che il Poeta sovrano, culto a dismisura in tutto ciō che nel suo Canzoniere concerne la favella toscana, caduto fosse nell'errore che gli vanno imputando con pregiudizio altresė del verso; e che anzi fu fallo, in qualunque maniera accadesse, di un qualche antico copista.
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