Io temo certamente, ascoltanti, di riuscirvi, se non tedioso, prolisso per lo meno, e sottile, in cose che di frivole hanno sembianza all'intendimento d'alcuni. Ma se tanto caso si fa, diceva uno, allorchè si scuopra un'incognita sorta di ortica, la quale serve a nulla più che le altre specie, e pugne tuttavia, e trafigge chi la coglie, io non tengo di sì piccol momento essere, che sembri più espediente il tacere, quel vantaggio di toglier la taccia d'avere errato in gramatica chi della lingua è uno de' primi padri e maestri; e quello altresì di fissare con maggiore stabilità una regola sì importante. Se così adunque va la bisogna, come chi ha sapore di queste cose suol giudicare, mi farò lecito farvi palese col riscontro alla mano, quanto venissero ingannati da' testi non buoni, che son quelli d'ordinario che men difficilmente si trovano, il Cinonio, e il Longobardi negli altri esempi da loro addotti.
Porta il primo di essi questa autorità di Giovanni Villani, libro settimo, capitolo ottavo: Fugli detto, che era la parte Guelfa, che lui aveva cacciata di Firenze, e d'altre parti di Toscana. Ma non così legge il testo famoso del Davanzati, non così quello di molta nominanza de' Riccardi da me osservati, non così finalmente l'edizione de' Giunti di Firenze, che essendo per le mani di molti, mi si può far ragione da chi che sia; dicendo essi concordemente: Fagli detto, che era la Parte Guelfa usciti di Firenze, e d'altre terre di Toscana, dove ognun vede "la saccenteria di un correttore inconsiderato e presuntuoso (disse in simil proposito il Borghino) che per mostrare di sapere assai, quando e' non sapeva nulla, volle fare il padrone delle cose d'altri, e guastare temerariamente quel che e' non intese, e migliorare scioccamente quel che stava bene.
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