Fin qui a suo uopo il Borghino. A cotesto correttore adunque dando fastidio peravventura quel collettivo di Parte Guelfa, accordato con usciti, prender si volle l'arbitrio di mutare quel che stava bene, e di far fare un error da cavalli a Giovanni Villani, a quel Villani, sopra cui vuole il Salviati che sia da porre francamente il fondamento della purità delle nostre voci; a quell'opera, in cui, per sentimento del medesimo Salviati, tutto è di leggiadria e bellezza naturale fornito. Impostura tale è questa, che, dal medesimo Cinonio conosciuta, fu cagione ch'ei soggiugnesse: Benchè i testi moderni abbiano egli in vece di lui. Ma, con buona sua pace, nè vero è che la mutazione l'abbiano i testi moderni, come forse gli fu riferito, avendola anzi quegli antichissimi, che io vi ho di sopra enumerati, nè consiste la variazione in un Egli, leggendosi per entro ad essi: Era la Parte Guelfa usciti di Firenze.
Ma seguiamo l'impresa. Afferma il Cinonio che Dante nel Convito abbia detto: Chi a questo ufizio è posto, è chiamato Imperadore, perocchè di tutti i comandamenti (udite trasformazione!) egli è comandamento, e quello che lui dice, a tutti è legge. Chi però insospettitosi non ne va alle grida, anzi per affetto di coloro, che fecero studio su i testi a penna del Convito fin da' tempi del Castelvetro, che fu un di loro, sa molti avervene degli scorretti; e scorrette, e manchevoli in deforme guisa essere le primiere edizioni, legge nella moderna accuratissima di Firenze: Di tutti i comandamenti egli è comandatore, e quello che egli dice, a tutti è legge.
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