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      Lascio pertanto quel che chi si sia di per sè può conoscere, che i pronomi Ognuno e Ciascuno, sono del numero del meno, anzichè del plurale, di cui pochi ed inusitati esempi con lunga inchiesta su' libri della lingua appena si possono trovare; che il Qualche eziandio serve per lo più al numero del meno; in quello del più in qualche esempio raro, qual si è quello di Agnolo Firenzuola:
      E anco talor mangia una civettaQualche rosignoluzzi di quei grassi;
      e che, per lo contrario, Ambi, Entrambi, Tramendue, e Tramenduni non hanno il singolare. Passando sotto silenzio che i tre pronomi Che, Chi, e Ciò son di numero indeterminato, dir si vuole che i plurali di Egli, Ei, o E', e di Ella, sono E', Ei, Eglino, ed Egli; Elleno, ed Elle; e rispetto ad Egli, ed Elle per buona regola, non per vizio, come uscì dalla penna al Cinonio. Per buona regola, mentre vien detto talvolta Egli, e non Eglino, a fine di sfuggire il concorso e la repetizione di un altro NO, che sia vicino, ed in rima per far comodo al verso, lo che dagli appresso esempli fia manifesto. Nel Boccaccio, Giornata tersa, Novella prima, si dice: Elle non sanno delle sette volte le sei quello che elle si vogliono. E nella Giornata settima, Novella ottava: Come egli hanno tre soldi, vogliono le figliuole de' gentiluomini. E Giornata decima, Novella ultima: I suoi capelli così scarmigliati com'egli erano. Dante poi, nell'Inferno, al 10:
      Egli han quell'arte, disse, malappresa.
      E nel Paradiso, al 23:
      Ciascun di quei candori in su si stese,


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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